Cappuccini Marche

LA NOSTRA VITA

La forma del Santo Vangelo

San Francesco, Fondatore della nostra Fraternità, fin dall’inizio della sua conversione accolse il Vangelo e ne fece la ragione della sua vita e della sua azione. Come scrive il suo primo biografo, «la sua aspirazione più alta, il suo desiderio dominante, la sua volontà più ferma era di osservare perfettamente e sempre il santo Vangelo e di seguire fedelmente con tutta la vigilanza, con tutto l’impegno, con tutto lo slancio dell’anima e il fervore del cuore l’insegnamento del Signore nostro Gesù Cristo e di imitarne le orme» (Vita prima di Tommaso da Celano, FF 466). Come figli di san Francesco, seguiamo il Vangelo e con letizia calchiamo le orme di Cristo povero, umile e crocifisso.

«Dopo che il Signore mi dette dei fratelli, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo».    (San Francesco, Testamento, FF 116)

«Udendo che i discepoli di Cristo non devono possedere né oro, né argento, né denaro, né portare bisaccia, né pane, né bastone per via, né avere calzari, né due tonache, ma soltanto predicare il regno di Dio e la penitenza, subito, esultante di divino fervore, esclamò: «Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!». (Vita prima di Tommaso da Celano, FF 356)

«Inclinate l’orecchio del vostro cuore e obbedite alla voce del Figlio di Dio. Osservate con tutto il vostro cuore i suoi precetti e adempite perfettamente i suoi consigli». (San Francesco, Lettera a tutto l’Ordine, FF 216)

Vita di preghiera

La nostra vita unisce contemplazione e azione in un ritmo quotidiano che alterna sapientemente il tempo tra la contemplazione e l’impegno apostolico. Così tutta la nostra vita è compenetrata di spirito apostolico e tutta la nostra azione apostolica è plasmata dallo spirito di preghiera. L’orazione mentale è la nostra maestra spirituale e la preghiera, che nella tradizione cappuccina è affettiva e del cuore, è vissuta come una respirazione d’amore che nasce dalla mozione dello Spirito Santo, ci pone in ascolto della voce di Dio che parla al cuore e ci conduce all’intima esperienza del Dio vivente.

«Sempre costruiamo in noi un’abitazione e una dimora permanente a lui, che è il Signore Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo». (San Francesco, Regola non Bollata, FF 61)

«Guardiamoci bene dalla malizia e dall’astuzia di Satana, il quale vuole che l’uomo non abbia la sua mente e il cuore rivolti al Signore Dio». (San Francesco, Regola non Bollata, FF 59)

«I frati non spengano lo spirito della santa orazione e devozione, al quale devono servire tutte le altre cose temporali». (San Francesco, Regola Bollata, FF 88)

Vita di fraternità

Non viviamo da singoli individui, ma uniti in fraternità. Come fratelli donati gli uni agli altri dal Signore e dotati di doni diversi, ci accogliamo a vicenda con gratitudine. Ci amiamo vicendevolmente con tutto il cuore, ci sentiamo fratelli di tutti gli uomini, senza alcuna discriminazione. Promuoviamo autentiche relazioni fraterne tra gli uomini e i popoli, affinché il mondo viva come un’unica famiglia sotto lo sguardo del Creatore.

«E ciascuno ami e nutra il suo fratello, come la madre ama e nutre il proprio figlio, in quelle cose in cui Dio gli darà grazia». (San Francesco, Regola non Bollata, FF 32)

«Ciascuno manifesti all’altro con sicurezza le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, quanto più premurosamente uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?». (San Francesco, Regola Bollata, FF 91)

 

«Tutti i frati non abbiano alcun potere o dominio, soprattutto fra di loro». (San Francesco, Regola non bollata, FF 19)

Vita di povertà

Viviamo con sobrietà, liberi dal superfluo. Come san Francesco, siamo colmi di stupore per la bellezza di Dio, che è umiltà, pazienza e mansuetudine, che si manifesta nell’umiltà dell’incarnazione e nella carità della Passione. Innamorati del Cristo povero e umile, lo seguiamo nella scelta della povertà, per seguire nudo il nudo Signore crocifisso. Come pellegrini e forestieri in questo mondo, desideriamo seguire la povertà del Signore Gesù Cristo in semplicità di vita e lieta austerità, nel lavoro assiduo, nella fiducia nella Provvidenza e nella carità verso gli uomini.

«I frati non si approprino di nulla, né casa, né luogo, né alcun’altra cosa. E come pellegrini e forestieri in questo mondo, servendo al Signore in povertà e umiltà, vadano per l’elemosina con fiducia, e non si devono vergognare, perché il Signore per noi si è fatto povero in questo mondo». (San Francesco, Regola Bollata, FF 90)

«Restituiamo al Signore Dio altissimo e sommo tutti i beni e riconosciamo che tutti i beni sono suoi e di tutti rendiamo grazie a lui, dal quale procede ogni bene. (San Francesco, Regola non Bollata, FF 49)

 

«Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, e aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché tutti e per intero vi accolga Colui che tutto a voi si offre». (San Francesco, Lettera a tutto l’Ordine, FF 221)

Vita di minorità

Non desideriamo di essere sopra gli altri e di occupare posizioni alte ma vogliamo essere “minori”, al di sotto di ogni gerarchia di potere, lontani dalla logica del mondo, del possesso, del potere e dell’affermazione di sé. Il Figlio di Dio, nostro modello e guida, è venuto non per essere servito, ma per servire e dare la propria vita per la salvezza di tutti. Vogliamo seguire la via dell’umiltà che Cristo e il suo servo Francesco ci hanno mostrato. Perciò volentieri viviamo la nostra vita fraterna con grande vicinanza al popolo e specialmente ai poveri, condividendo con grande amore i loro disagi e la loro umile condizione. Mentre andiamo in aiuto alle loro necessità materiali e spirituali, ci prodighiamo con la vita, l’azione e la parola, per la loro promozione umana e cristiana.

«Quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo. E in seguito, stetti un poco e uscii dal secolo». (San Francesco, Testamento, FF 110)

«Tutti i frati si impegnino a seguire l’umiltà e la povertà del Signore nostro Gesù Cristo… E devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada». (San Francesco, Regola non bollata, FF 29)

«Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio». (San Francesco, Lettera ai fedeli, FF 199).

Vita di annuncio del Vangelo

Il nostro primo apostolato non è compiere opere grandi, maestose e altisonanti, ma vivere nel mondo la vita evangelica in verità, semplicità e letizia. Trattiamo tutti con stima e rispetto, offrendo sempre la nostra disponibilità all’incontro, all’ascolto e al dialogo. Desideriamo che nel nostro cuore sia impressa la Parola di Dio, che è Cristo, affinché non siamo più noi a vivere ma Cristo viva in noi e siamo spinti a parlare per sovrabbondanza di amore. Così predichiamo Cristo anzitutto con la vita e con le opere e, quando piacer al Signore, anche con la parola. Siamo disponibili alla missione, a portare l’annuncio del Vangelo a tutti gli uomini vicini e lontani, perché ogni persona possa udire la buona notizia del Vangelo, scoprirsi.

«Poiché sono servo di tutti, sono tenuto a servire tutti e ad amministrare le fragranti parole del mio Signore». (San Francesco, Lettera ai fedeli, FF 180)

Siamo disponibili alla missione, a portare l’annuncio del Vangelo a tutti gli uomini vicini e lontani, perché ogni persona possa udire la buona notizia del Vangelo, scoprirsi infinitamente amata da Dio e rispondere alla chiamata di Dio realizzando in pienezza la propria vocazione d’amore.

«Tutti i frati predichino con le opere». (San Francesco, Regola non Bollata, FF 46)

«Difendiamoci dalla sapienza di questo mondo e dalla prudenza della carne. Lo spirito della carne, infatti, vuole e si preoccupa molto di possedere parole, ma poco di attuarle, e cerca non la religiosità interiore dello spirito, ma vuole e desidera una religiosità che appaia al di fuori agli uomini». (San Francesco, Regola non Bollata, FF 48)