La grazia del lavoro
Fra Pietro Maranesi
Il tema affrontato nel quinto capitolo è in stretta continuità con il precedente nel delineare l’altro aspetto della scelta sociale effettuata da Francesco e dai suoi di voler appartenere alla condizione degli ultimi della società. Come questi infatti, anche i frati avevano deciso non solo di non avere denaro con cui assicurarsi il futuro, ma anche di lavorare con le loro mani per sovvenire ai propri bisogni.
Particolare e sorprendente è la definizione data da Francesco a tale scelta: lavorare è una “grazia donata da Dio” (v. 1). Con ciò egli ribaltava il giudizio negativo assegnato in quel tempo alla condizione del lavoro manuale, legato in particolare alla fatica dei campi e svolto dai servi della gleba, coloro che erano senza diritti e sottomessi a tutti. Parlare di grazia costituiva un cambiamento radicale delle prospettive: quell’attività così disprezzata era invece sacra, perché ripiena della grazia con cui Dio accompagnava la fatica degli uomini.
Tale coscienza di sacralità avrebbe dovuto permettere ai frati di vivere il lavoro con due atteggiamenti complementari: “con fedeltà e devozione” (v. 1). Per “fedeltà” si può intendere la disponibilità a sottomettersi ad esso anche quando si trasforma in fatica, e ogni giorno ti chiede di riconfermare la tua sollecitudine ad abbracciarlo. Al contempo, viverlo come grazia ti permette di accoglierlo con “devozione”, cioè con un cuore allegro, consapevole che stai partecipando alla costruzione di un mondo migliore.
È chiaro allora perché il Santo di Assisi esorti i frati lavoratori a “non spegnere lo spirito della santa orazione e devozione” (v. 2). La loro sottomissione al lavoro resterà un tempo sacro e umano solo se si lascerà illuminare dallo spirito che viene dal Signore; grazie ad esso, infatti, è possibile rendere il lavoro luogo di servizio e di collaborazione, e non di conflitto e di puro guadagno.
Sarà proprio questo spirito di orazione e di devozione a fare poi della ricompensa ottenuta anche un bene partecipato: “per sé e per i loro fratelli” (v. 3). Il lavoro costituisce, dunque, per Francesco un momento speciale non solo per costruire la personale identità evangelica ma anche per realizzare la dimensione comunitaria e fraterna della vita. Soltanto allora il lavoro diventerà una grazia aumentata e moltiplicata, perché condivisa.
Tratto dal mensile di Frate Indovino (supplemento Voce Serafica Assisi) – fasc. 06-2023