Cappuccini Marche

LA REGOLA BOLLATA

Cappuccini Marche

Per annunciare la penitenza
Fra Pietro Maranesi

L’annuncio del Vangelo aveva costituito per Francesco una scelta importante, assunta fin dall’inizio per sé e per i suoi primi compagni. La loro chiamata a viverlo in minorità e in fraternità includeva la permanenza tra la gente, non solo per condividere la loro sorte di povertà e di lavoro ma anche per annunciare in modo credibile ed efficace la parola del Signore. Nel Testamento, ultimo scritto di Francesco, egli ricorda ai frati la rivelazione, ricevuta da Dio all’inizio della sua conversione, sul contenuto della predicazione da elargire alla gente: «Il Signore mi rivelò che dicessimo questo saluto: Il Signore ti dia la pace» (Test 23).

Il capitolo XVII della prima Regola, quella del 1221, stabiliva l’importanza del tema della predicazione, proponendolo come elemento costitutivo della vita dei frati. Oltre ai presupposti giuridici richiesti ad essi per svolgere questo mandato (Rnb XVII 1-2), il testo si preoccupa soprattutto di determinare lo spirito di umiltà e di sottomissione con cui i frati dovevano svolgere tale compito (Rnb XVII 3-19). Nella nuova Regola, il tema della predicazione è confermato ma si riduce a pochi versetti, nei quali resta la questione giuridica dell’ufficio della predicazione (Rb IX 1-2), mentre è abolita la parte sullo spirito con cui viverlo, sostituendola con un breve ma interessante accenno su “come” predicare: con parole “esaminate e caste” (Rb IX 3), e su “cosa” annunziare ai fedeli: “vizi e virtù, pena e gloria” (Rb IX 4). Si tratta dunque di una “predicazione penitenziale”! Ma di che tipo?

Per rispondere, occorre ricordare il diverso stile e contenuto che vi era tra la predicazione di Giovanni Battista e quella di Gesù. Sebbene entrambi annunciassero la conversione, cioè il rinnovamento della mente e del cuore, le modalità erano però differenti; il primo lo faceva mediante una forma e un contenuto minaccioso, chiamando la gente nel deserto, dove con voce forte e con segni eloquenti richiamava tutti ad una vita nuova; il secondo, invece, annunciava la buona notizia condividendo la vita della gente, fino ad essere chiamato “mangione e beone”, e mediante un annuncio di misericordia per i peccatori e per i poveri.

Francesco assume questo secondo stile. La sua predicazione, e quella richiesta ai frati, era accompagnata dal canto delle lodi di Dio, necessario per raggiungere il fine della loro evangelizzazione: “commuovere il cuore della gente”. Vizi e virtù, pena e gloria non erano annunciati per intimorire o terrorizzare, ma per ridestare il desiderio di una vita autentica, cioè libera e leggera, animata dalla certezza dell’amore fedele di Dio. La predicazione dei frati doveva aiutare la gente non ad abbassare gli occhi per timore, ma a rialzarli verso Dio, credendo alla sua paternità per trovare in lui motivi di speranza e letizia, unica via penitenziale per trasformare i propri “vizi penosi” in opportunità di “virtù gloriose”.

Tratto dal mensile di Frate Indovino (supplemento Voce Serafica Assisi) – fasc. 10-2023

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