Tanti missionari hanno speso una vita intera per annunciare il Vangelo ai quattro angoli del mondo. La particolarità di fra Luigi Coppari, da venti anni in Benin, è di aver accettato di partire all’età di 60 anni. In questa intervista capiremo il segreto della sua vitalità.
Padre Luigi, hai donato 20 anni della tua vita in Benin! Anzitutto rallegramenti da tutta la Redazione e dai nostri lettori. Quali sono, ora, i tuoi sogni per il futuro?
Rispondere a questa domanda non è proprio facile per un uomo che tra qualche mese (prossimo 21 ottobre), con la grazia di Dio, avrà compiuto ben 81 anni. Il mio sogno resta quello di poter ancora e meglio servire i tanti fratelli e le tante sorelle che la Provvidenza mi ha fatto conoscere e incontrare qui in terra d’Africa. Di tanto in tanto mi ritornano alla memoria le belle parole che mio papà Primo mi rivolse, con volto sereno e serio, qualche giorno prima di entrare nel Seminario Serafico di Fermo: “Figliolo, vuoi farti frate; ma fai sul serio?”. “Sì, papà, cercherò di fare sul serio!”.
Hai svolto tantissimi tipi di servizi, nella Marche come in Benin, disimpegnandoti sempre egregiamente. Qual è il segreto di questa tua plurifunzionalità e straordinaria adattabilità?
Penso che l’adattabilità ai diversi compiti, alle varie funzioni e responsabilità, nella vita dipenda in gran parte dal carattere, dal temperamento, coltivato dapprima in famiglia e poi nei luoghi dell’ulteriore formazione. Sono stato educato allo spirito di dialogo, di accoglienza degli altri, di servizio, di amore all’impegno quotidiano. Tante volte nel nostro cammino di preparazione alla vita religiosa e sacerdotale abbiamo sentito ripeterci il motto latino Age quod agis: “Fa’ bene quello che stai facendo”.
Non dimentico, poi, che nella mia vita di consacrato c’è il voto di “obbedienza”! Nei primi anni della vita religiosa ho dovuto “scasare” diverse volte, passare da un convento ad un altro (Cingoli, Roma, Macerata, Ostra, Fermo, Cingoli, Loreto), poi dall’11 gennaio 2001, a 60 anni, in Benin (Africa). Ma ciò che mi è costato di più non è stato il cambiamento di luogo, quanto la diversità o novità di lavoro. Studio di pedagogia, attività vocazionale, insegnamento al Ginnasio, predicazione, animazione dell’Ordine Francescano Secolare, servizio di confessioni e di liturgia nel prestigioso Santuario di Loreto. I superiori mi hanno permesso anche di perfezionare la lingua francese e, per qualche mese, in Irlanda, anche la lingua inglese. Qui in Benin le due lingue sono praticate dai nostri giovani.
Hai accettato di partire per l’Africa all’età di 60 anni. Cosa ti ha spinto ad accettare?
In un opuscolo di qualche anno fa sui missionari del Benin, padre Gianfranco Priori, già responsabile del Segretariato delle Missioni Estere, ha scritto su di me: “Il ’sì’ pronunciato tante volte nel Santuario della Madonna di Loreto ha trovato pronto padre Luigi Coppari per il mandato missionario”. Nella mia infanzia era familiare nella nostra casa il cappuccino-tenore padre Esuperanzio da Cingoli. Una lontana parentela ci legava. Ha svolto per circa quarant’anni la predicazione popolare, soprattutto nel sud Italia. Spesso egli mi diceva: “Diventa anche tu predicatore, apostolo del Signore”. Ma poi a Loreto ho vissuto a fianco di un buon numero di meravigliosi anziani, reduci missionari dal Brasile, che ho ammirato e che mi hanno affascinato. Ma già precedentemente, lo spirito missionario aleggiava con forza tra noi studenti teologi. Siamo negli anni dell’apertura della Missione in Wolaita. Della mia classe tre compagni sono stati bravi e generosi missionari da quegli anni: padre Severino Pompei a Bahia (Brasile), padre Cherubino Merli e padre Marco Branchini. Tutti e tre sono ora in cielo.
Tra le tante cose, sei anche stato superiore dei Cappuccini del Benin. A questi giovani confratelli cosa indicheresti come essenziale pilastro della vita francescano-cappuccina?
I valori essenziali della vita francescano-cappuccina sono indicati nella Regola di san Francesco, nelle Costituzioni. Trovo che i nostri giovani entrano bene nello spirito di preghiera, di fraternità, di impegno formativo spirituale e intellettuale. Forse un elemento su cui si deve insistere e sul quale anch’io cerco di fare attenzione è quello della fede autentica, cioè profonda, sincera, non mescolata a idee o forme del mondo ancestrale precedente la scelta di vita religiosa.
Raccontaci il momento, o uno dei momenti più belli di questi 20 anni in Benin.
I momenti più belli vissuti in questi anni, e che sto vivendo ancora, sono innanzitutto quelli delle celebrazioni eucaristiche. Si svolgono con calma, nell’animazione di diverse corali, secondo le diverse lingue locali, oltre il francese. Non mancano mai i passi di danza, soprattutto nelle solennità, sia alla processione offertoriale che, soprattutto, dopo la comunione, al momento di dire grazie al Signore.
Ma poi la mia più grande gioia, e quella dei miei confratelli italiani, sia rientrati in Italia che operanti ancora, è quella di vedere una così bella fioritura di vocazioni alla vita religiosa e al sacerdozio. La Statistica registra ormai una bella famiglia attorno ai 70 religiosi beninesi, dal primo fra Lazare, ora al servizio al Santuario di Loreto, fino ai cinque novizi che sono in Nigeria. In questi 21 anni non c’è stato un anno vuoto di vocazioni. Veramente bello, veramente una grande grazia del Signore!
Accanto a queste gioie, al profumo di queste rose, non vorrei nascondere una mia piccola spina. La mia famiglia ben numerosa (siamo sette figli) soffre alquanto la mia lontananza, soprattutto qualche fratello o sorella un po’ avanti negli anni e in poca salute. Ma io prego per loro; cerco di farmi vivo per telefono e poi, ogni due-tre anni li rivedo, ci rivediamo. Dico grazie alla mia bella e cristiana famiglia.
Musicista-compositore, animatore liturgico, confessore, predicatore, superiore, formatore dei giovani frati, assistente spirituale di Istituti di suore, assistente OFS… In quali di questi ruoli hai scoperto il vero Luigi Coppari?
Devo confessare che nella mia vita non ho fatto mai difficoltà a parlare! La predicazione, nei primi anni del mio sacerdozio, ha occupato una pratica costante. Nel Santuario di Loreto, poi, le occasioni di predicazione sono state giornaliere: nelle messe, per i gruppi, nelle varie feste dell’anno. Senza dimenticare la frequente partecipazione alle “Missioni Lauretane” promosse dal compianto, infaticabile apostolo della Madonna di Loreto, padre Gabriele Felci. In una di queste, con una grande statua della Madonna di Loreto, sono volato in elicottero fino a Lugo di Romagna!
Ti sembrerà una domanda ironica: cosa ti sarebbe piaciuto imparare a fare, oltre a tutto quello elencato appena sopra?
Il giorno della mia messa novella, nella piccola parrocchia di Santa Maria in Piana (Treia) mio zio Nicola, terziario francescano e buon fisarmonicista, mi ha fatto dono di una bella fisarmonica Scandalli. Fin da piccolo lo seguivo, ascoltavo le sue vivaci sonate romantiche e provavo anche a cantarle. Entrato in Seminario, sia a Fermo (Scuola media), sia a Cingoli (Ginnasio), sia a Camerino (Noviziato), sia a Macerata (Liceo) sempre ho chiesto di prendermi un po’ di tempo per imparare la musica. Ma no! Proibito, perché “devi pensare agli studi!”. Nessun superiore me l’ha concesso.
Ma io, un po’ testardo o, meglio, convinto della mia vocazione “nascosta”, ho insistito. Finalmente, “rubando” una mezz’ora alla ricreazione, dal secondo anno di Liceo – padre Massimo Biocco, direttore, permettendo – ho potuto apprendere, da autodidatta, a mettere bene la mano sui tasti. Poi finalmente a Loreto (Teologia) ho avuto la fortuna di incontrare i due celebri maestri della Corale Lauretana, Remo e Adamo Volpi. È con loro che mi sono un po’ perfezionato nel pianoforte e nella conoscenza della composizione musicale. E quindi con questo poco ho potuto essere annoverato, negli anni lauretani, tra gli “ausiliari” organisti del Santuario, a fianco di padre Paolo D’Angelo da Offida, di padre Fabio Ottaviani da Piobbico e poi di padre Giuliano Viabile da Frontale. Qui in Benin ho sempre tenuto brevi corsi di musica e mi sono permesso anche di comporre alcuni Inni in onore dei nostri santi: Francesco d’Assisi, Chiara d’Assisi, Pio da Pietrelcina, Teresa del Bambino Gesù, Andrea apostolo e qualche altro ancora… Per la fisarmonica “strimpello”, ma, quando mi presento, faccio sempre la gioia dei bambini. •