Dopo 800 anni
fra Pietro Maranesi
Il 29 novembre del 1223, papa Onorio III approvava (bollava) la Regola dei frati minori, testo presentato a Roma da frate Francesco attraverso il suo amico, il cardinale Ugolino, vescovo di Ostia, colui che nel 1228, poco dopo essere diventato papa col nome di Gregorio IX, lo proclamerà santo. Quest’anno celebriamo, dunque, 800 anni da quell’avvenimento.
In occasione di questo anniversario, vogliamo fare memoria di un testo che ci permetterà di conoscere meglio lo spirito evangelico del Santo di Assisi. Quindi, nei nostri interventi mensili, tenteremo una lettura semplice e sequenziale dei dodici capitoli del breve documento. Prima di far ciò, però, è necessario in questo numero offrire una brevissima visione introduttiva di alcuni momenti riguardanti i processi storici che condussero alla scrittura della Regola.
Per Francesco vi era un’unica norma di vita da seguire: il Vangelo. Non c’era necessità di un altro testo normativo. Lo stesso Altissimo gli aveva rivelato cosa avrebbe dovuto fare con i suoi primi compagni: “Vivere secondo la forma del santo Vangelo”, cioè essere frati minori, umili e poveri, in cammino sulle strade degli uomini per annunciare la pace evangelica. Il progetto fu fissato nel 1209 in una breve e semplice “forma di vita”, che venne poi “confermata” solo oralmente da papa Innocenzo III, concedendo loro anche di predicare quanto vivevano.
Gli sviluppi della piccola fraternità furono però sorprendenti, moltiplicando enormemente il numero dei membri ed espandendo oltre le Alpi la loro presenza. E così, dopo nemmeno dieci anni, il gruppo era diventato tanto grande e complesso da avere bisogno di una Regola più ampia e approvata da Roma. Il primo tentativo avvenne nel 1221, quando Francesco riprese le norme che i frati si erano dati lungo gli anni, e ne fece un testo di 24 capitoli. Il testo non ebbe il favore né dei frati né dell’amico cardinale; e restò così una Regola non bollata. Era necessario riscriverlo.
Nonostante l’iniziale opposizione, Francesco si rimise al lavoro in collaborazione, però, con Ugolino. Nel nuovo documento, molto più breve del precedente, si incontrarono il suo desiderio di mantenere l’intuizione evangelica degli inizi e la necessità da parte dell’amico cardinale di favorire l’istituzione del gruppo, per renderlo più efficace nella sua attività apostolica.
Francesco riconobbe la validità della Regola bollata dalla Chiesa, considerata buona e santa, ma, nel 1226, poco prima della morte, volle consegnare ai frati un ultimo scritto di servizio: il Testamento. Nelle sue intenzioni, i due testi dovevano essere letti e intesi in stretta continuità, anzi formavano un’unica opera da intelligere con semplicità e da observare con fedeltà.
Insomma, la Regola bollata fu un momento decisivo della fatica, tanto necessaria quanto impegnativa, vissuta da Francesco e dai suoi frati per capire e fissare l’identità minoritica, per dare forma istituzionale, carne storica allo spirito ricevuto da Dio.
Tratto dal mensile di Frate Indovino (supplemento Voce Serafica Assisi) – fasc. 01-2023