Cappuccini Marche

LA REGOLA BOLLATA

Cappuccini Marche

La nostra Regola è il Vangelo
Fra Pietro Maranesi

Il primo capitolo della Regola di Francesco è tanto breve e semplice quanto importante e decisivo nel fissare il sogno evangelico. Ed esso si riassume nei due verbi presenti all’interno del capitolo: osservare il Vangelo e obbedire alla Chiesa.

Il primo lo troviamo in apertura del nostro testo: «La regola e vita dei frati minori è questa: osservare il Santo Vangelo vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità» (Rb I 1). Partiamo però dalla qualifica assunta dal gruppo: “frati minori”. Al primo posto della loro identità non vi era dunque “qualcosa da fare”, come per i domenicani che erano “frati predicatori”, ma “un modo di essere”: “fratelli” che volevano “osservare il santo Vangelo” in mezzo ai “minori” di quella società. Lo stesso progetto era stato formulato con un altro verbo nel corrispettivo capitolo della precedente Regola, quella non “bollata”: «La regola e vita dei frati è seguire la dottrina e le orme del Signore Gesù» (Rnb I 1). Il sogno evangelico dei frati consisteva dunque nella sequela di Gesù, affinché con lui e come lui potessero essere una buona notizia dell’amore di Dio per i poveri e gli ultimi. “Osservare il Vangelo” significava “seguire le orme di Gesù” per essere ancora un Vangelo al mondo.

In tutto ciò, i tre voti religiosi non erano altro che i presupposti per realizzarlo: restare uomini “liberi e leggeri” per essere segni di fede, speranza e carità donati a tutti gli uomini. Insomma, il sogno evangelico abbracciato da Francesco e dai suoi frati era tutto lì: vivere da minori tra i minori, facendo di questa condivisione il modo specifico di seguire Gesù e annunciarlo al mondo.

Il secondo punto di quel progetto riguardava la scelta del terreno nel quale immergere il loro seme evangelico per farlo fruttificare: «Frate Francesco promette obbedienza e riverenza al signor papa Onorio» (Rb I 2). “Obbedire alla Chiesa” significava per il Santo non solo collocare la sua vita all’interno del “sacramento” della presenza di Dio nella storia ma anche evitare ogni forma di superbia spirituale, che l’avrebbe fatto cadere nell’arroganza della propria perfezione. Dunque “obbedire alla Chiesa” realizzava la prima forma di essere “frati minori”.

Al contempo, però, tale obbedienza non era pura passività nei confronti di una struttura segnata anche dal peccato e dall’infedeltà alla logica del Vangelo. Scegliere di “osservare il Vangelo” e di “obbedire alla Chiesa” costituiva allora una delle grandi sfide della vita di Francesco: sottomettersi alla struttura ecclesiastica senza perdere la verità e la libertà che il Vangelo gli donava. Perché solo così, cioè vivendo il Vangelo nella Chiesa, il suo Ordine sarebbe diventato quella novità evangelica offerta da Dio per un rinnovamento della vita cristiana.

Tratto dal mensile di Frate Indovino (supplemento Voce Serafica Assisi) – fasc. 02-2023

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