Cappuccini Marche

Vieni più avanti

Cappuccini Marche

di Sergio Lorenzini

Sostava quieto e attento, e osservava la triste processione degli invitati a nozze che, con studiata indifferenza, mirava ai primi posti. Non capiva quella gara ad esclusione, come non può capirla chi guarda alla vita senza vanità. Tanta polvere alzata per arrivare a sedersi su troni di polvere. Così appare l’effimera gloria di questo mondo a chi ha gli occhi pieni d’eternità. Dopodiché, li vedeva ricomporsi sugli scranni conquistati in bramosa attesa degli sguardi altrui; l’ammirazione è tutto in questi casi! Avvertì il bisogno di dire una parola che – facile immaginarlo – dovette suonare inopportuna: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,8-11). Non sappiamo che effetto avranno avuto le parole di Gesù sui suoi uditori: il Vangelo lascia aperto lo scenario.
Una considerazione s’impone: «Va’ a metterti all’ultimo posto» è il consiglio d’umiltà dato a chi ha facoltà di scelta, ma, a ben vedere, l’ultimo posto in questo mondo, quella zona periferica della società caratterizzata dalla marginalità e dall’invisibilità, dalla disattenzione e dalla noncuranza, è abitato da chi possibilità di scegliere non ne ha avuta alcuna: i poveri, i malati, gli anziani abbandonati, i disabili, le vittime della guerra, gli emigrati, i disoccupati, tutti scartati che il mondo vuole emarginare fino a dimenticare. Persone, fratelli e sorelle, confinate lontano dai primi posti, lontano a tal punto che chi li occupa non scorge le lacrime che irrigano i volti dolenti, lontano a tal punto che non se ne ode il lamento, neanche quando diviene il coro potente dei tanti che gridano il loro dolore.
La vita ha in sé un doppio movimento, come una scala mobile, di ascesa e di discesa, di ultimi che vogliono essere primi e di primi che vogliono essere ultimi, e chi può sceglie quale cavalcare: chi smania di salire, attento a se stesso e alla sua gloria, dimentico di tutto ciò che è dietro e sotto di sé, e chi decide di scendere, perché negli ultimi trova volti in cui specchia se stesso. E scopre: l’altro non è diverso da me, l’altro sono io! Chi lo comprende si avvicina, si china, risolleva, facendosi scala al fratello. Per questo, svelando la misteriosa gerarchia divina, inaccessibile alle ambizioni umane, Gesù disse e visse: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti» (Mc 9,35); per questo Francesco d’Assisi si collocò tra i lebbrosi del suo tempo; per questo, ancora oggi, alcuni corrono sì, ma agli ultimi posti, portando l’invito: «Amico, vieni più avanti!».

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