Carissime benefattrici, carissimi benefattori,
siamo entrati nella Settimana Santa, quella che ci apre al mistero della passione, morte e risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo.
Quest’anno – lo sappiamo bene – stiamo vivendo un periodo particolarissimo, mai sperimentato prima: chiusi nelle nostre abitazioni, privati dei gesti più belli con cui manifestare i nostri sentimenti, angosciati per il timore di essere anche noi contagiati dal coronavirus e, soprattutto, addolorati di fronte alle migliaia di morti, giovani e anziani, sani e malati, che la pandemia sta provocando. Riassumendo, possiamo dire che la sensazione che ci domina è un certo smarrimento: ci sentiamo tutti fragili di fronte a qualcosa di molto più grande di noi. Ma proprio adesso, mentre la mente è occupata da tanti pensieri, lasciamo che il cuore venga riempito dalle parole che lo stesso Gesù ci rivolge, all’inizio del suo ultimo cammino terreno: «Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli» (Mt 26,18). Cristo vuole fare festa con te, con noi, con tutti! È questa la bella notizia che anche in questo tempo tremendo e drammatico ci raggiunge! Lui è sempre accanto a ciascuno di noi e, come scrive papa Francesco, “è in te, lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi e i fallimenti, lui sarà lì per ridarti la forza e la speranza” (Christus vivit 2). Proprio ora, dunque, e ancora una volta, il Signore soffre, muore e risorge per darci quella vita nuova di cui abbiamo un gran bisogno.
E come Lui ci dona la sua vita, anche noi siamo chiamati a donarla a tutte quelle persone – e sono tante! – che versano in condizioni più gravi di noi. Come non pensare ai nostri fratelli africani? Quello che noi stiamo vivendo da un mese, molti di loro lo vivono tutta la vita: una continua quarantena da casa, cibo e vestiti; una distanza sociale che non finisce mai, per via di malattie e superstizione; un’infinita mancanza di libertà, perché senza istruzione e senza lavoro un’esistenza non può dirsi autenticamente umana. Ecco: Cristo ha vinto la morte anche e soprattutto per loro, che aspettano l’annuncio della risurrezione nella loro vita!
Dio Padre buono e misericordioso ci conceda di trovare le modalità giuste di fare del bene anche in questa situazione di emergenza.
Insieme al mio augurio di Santa e Felice Pasqua del Signore, vi giunga il mio enorme “grazie” per quanto avete già fatto e vorrete fare ancora per i nostri “piccoli”.
Vi abbraccio fraternamente, con la speranza di rivederci presto.
Pace e Bene!
Francesco Pettinelli
Responsabile Missioni Estere
dei Cappuccini delle Marche