Cappuccini Marche

LA REGOLA BOLLATA

Cappuccini Marche

La preghiera e il digiuno per una missione di pace
Fra Pietro Maranesi

Nel capitolo III della Regola sono proposti tre temi: la preghiera liturgica (Rb III 1-4), il digiuno (Rb III 5-9) e l’andare dei frati per il mondo ad annunciare il Vangelo (Rb III 10-13). Una spiegazione precisa del perché essi siano messi insieme non è fornita dal testo. Tuttavia si capisce bene il rapporto tra i primi due, una continuità già presente nella Regola precedente, dove, sempre al capitolo III, si introduceva la loro trattazione con la citazione di Mc 9,28: “Questa specie di demoni non se ne può andare se non con il digiuno e con la preghiera” (Rnb III 1). Dunque, si trattava di due momenti importanti della vita religiosa dei frati, aspetti proposti però in modo molto formale, limitandosi cioè alle modalità dell’ufficio divino e ai tempi del digiuno comunitario.

Al contrario, il terzo tema, quello della missione, assente nella Regola precedente, sembrerebbe essere quasi giustapposto ai primi due. Tuttavia la sua importanza è sicura. È infatti Francesco stesso a prendere la parola: «Consiglio, ammonisco ed esorto i miei frati nel Signore che quando vanno per il mondo, non litighino ed evitino le dispute di parole e non giudichino gli altri, ma siano miti, pacifici, modesti, mansueti e umili. E in qualunque casa entreranno dicano prima di tutto: pace a questa casa” (Rb III 10-13). L’intenzione del Santo mi sembra chiara nel porre insieme i tre temi: la preghiera e il digiuno erano veri solo se aiutavano i frati ad avere uno spirito di minorità senza il quale non avrebbero potuto essere testimoni di pace tra la gente. Nella loro vita vi era in effetti un rischio tanto pericoloso quanto nascosto: i loro gesti e impegni religiosi potevano farli sentire “maggiori” degli altri, e dunque animati da uno spirito di contrapposizione e giudizio. In tal caso, i loro meriti morali, con la loro preparazione teologica, avrebbero favorito un demone vestito di religione. Solo con la preghiera e con il digiuno essi potevano cacciare dal cuore quell’ospite nascosto, perché solo alzando gli occhi a Dio e trattando con durezza i propri desideri di potere, avrebbero potuto smascherare i processi di superbia e arroganza della loro vita religiosa, per mantenerla invece umile e semplice.

Pregare e digiunare, se non fossero vissuti per allontanare quei meccanismi, non sarebbero serviti a nulla. Anzi: in quell’uomo, pieno di sé per i suoi “meriti religiosi”, ogni preghiera e ogni digiuno non saranno che buon nutrimento per il suo demone, portandolo con sé in giro per il mondo e introducendolo nelle case che visita. La sua religione non solo è vana, perché non porta pace, ma anche pericolosa.

Tratto dal mensile di Frate Indovino (supplemento Voce Serafica Assisi) – fasc. 04-2023

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