Cappuccini Marche

LA STORIA DI ABBA MARCELLO

Cappuccini Marche

“Mi chiamo Marcello Signoretti, italiano, originario di Candelara, un paesino di duemila abitanti circa della provincia di Pesaro. Se devo di qualcosa a proposito della mia vita io la dividerei in tre fasi.
La mia infanzia e la mia gioventù, che non è stata tanto felice. Ho sofferto molto per la povertà, le malattie dei miei genitori, poi per ultimo anche per quella di mia moglie Margherita. Io in gioventù ero molto timido, pauroso di tutto, carattere introverso, pessimista, non avevo fiducia tanto in me stesso, mi vergognavo della gente e di stare in mezzo alla gente. Una svolta c’è stata quando ho incontrato la Margherita che poi è diventata mia moglie. Da pessimista sono diventato ottimista, ho apprezzato la vita, l’amore insieme a lei. Era una donna solare, serena, bella e con la sua compagnia ho superato tutto e piano piano ho cambiato anche il mio carattere. Ma l’idillio è durato solo 870 giorni, mia moglie improvvisamente si sente male, si fa visitare da un dottore della città che poi mi chiama e mi da una terribile sentenza: tumore diffuso, metastasi. La sua malattia è durata sei mesi, non mi sono mai ribellato alla volontà di Dio, ma ho avuto anch’io le mie reazioni umane. La carne si ribellava ed urlava tutto il suo dolore e mi chiedevo il perché, ma non trovavo la risposta.

Io ho lavorato per trentasette anni in due ditte della città di Pesaro e sono andato in pensione all’età di cinquantaquattro anni.
Subito ho fatto una piccola esperienza di 15 giorni in terra di missione in Etiopia ed esattamente nel sud, a Soddo, dove mi trovo ormai da oltre venti anni. Mi sono innamorato di questa terra e di questa gente.
Sono venuto come volontario e volevo fare qualcosa di buono e di utile per la gente di questo Paese. Dopo quattro anni circa, il vescovo di allora, Mons. Domenico Marinozzi, mi fa la proposta di diventare sacerdote e così ho iniziato a fare il missionario. Ho cercato di aiutare questa mia gente, sia spezzando il pane della parola, cioè evangelizzando, sia dal punto di vista materiale.
È chiaro che tu non puoi predicare il Vangelo a persone con lo stomaco vuoto, ecco che allora ho dovuto fare anche l’impresario. Ho costruito scuole, asili, mulini, cliniche, ponti e tante altre cose. Il missionario tenta nel suo piccolo di educare questa gente cercando di creare delle strutture per far rimanere legate le persone alle loro radici, a rimanere nella propria terra.”

. Discorso di Abba Marcello Signoretti nel documentario Zebegnà di Adriano Razzi


Padre Marcello, tra le numerosissime opere che ha compiuto, nel 2009 fonda il “Villaggio dei ragazzi sorridenti”: un centro educativo e di accoglienza dei bambini di strada della città di Soddo. In dieci anni, grazie al suo lavoro e a quello del direttore Wondewosen Assefa, ha reintegrato nelle famiglie oltre 800 bambini.
È per questo che proprio oggi, nella ricorrenza della giornata della Pace, vogliamo ringraziare Abba Marcello per le sue opere, perché senza testimonianze come la sua nel mondo non ci sarà mai né uguaglianzapace.

 

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